Presi in Ortaggio: un titolo che ti cattura e ti porta alla scoperta della biodiversità orticola pugliese.

È il progetto editoriale di Biodiverso e degli autori Massimiliano Renna e Pietro Santamaria, docenti del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.

Attraverso le storie, le ricostruzioni e gli approfondimenti dei due autori, conosciamo otto straordinari prodotti ortivi pugliesi. Cardoni, sponzali, le cime di fava, i baccelli di fava, le cime di zucchina, il finocchio marino, i frutti di cappero e le micro-verdure di Puglia.

Lo scopo di questo incredibile lavoro è quello di recuperare la tradizione di una cucina contadina pugliese semplice ma di grande valore sia nutrizionale che organolettico. Valorizziamo così frutti della terra quasi dimenticati e considerati sottoprodotti o scarti.

Il valore della biodiverisità

È la biodiversità della nostra agricoltura, un patrimonio da salvaguardare e da tramandare, al fine di tutelare insieme alle varietà a rischio di estinzione anche la storia e l’identità di un territorio.

Gli ortaggi del passato, qui sapientemente raccontati, sono straordinari perché ricchi di sapore e di elementi utilissimi per la nostra salute. Custodi di ricordi e aneddoti, di sapere culinario e saggezza alimentare sono protagonisti di antiche ricette, oggi da riscoprire per gusto e ricercatezza.

Frittata di cime di fava, cardoni gratinati e parmigiana di baccelli di fave sono solo alcune delle preparazioni proposte.  Fonte di ispirazione sia per piatti della tradizione che per una cucina che punta sull’originalità e la combinazione di sapori non convenzionali.

Ritorniamo, dunque, tra i piccoli mercati rionali e bussiamo alla porta dei contadini. Scopriamo ed apprezziamo i prodotti di un tempo e le storie che portano con sé.

Rarità da “prendere in ortaggio” per un meritato riscatto.

“Nella diversità biologica c’è tutto, c’è bellezza e ricchezza, ma non la ricchezza che produce diseguaglianze, non la bellezza artefatta; c’è il nostro capitale umano.”  Pietro Santamaria